Le diverse pubblicazioni prodotte dalla Federal Reserve (e anche dalle entità ad essa vicine) trattano diversi argomenti, sono curate da un nutrito e capace gruppo di economisti (molti dei quali italiani), offrendoci una assomiglianza ai fascicoli che Banca d’ Italia riuniva spesso nella collana chiamata “Temi di Discussione” (credo ancora reperibili sul sito della nostra banca centrale, scritti in italiano).
Spesso si tratta di analisi dal forte contenuto accademico, altre volte sono utili approfondimenti utilizzabili a fini anticipatori anche per gli andamenti dei mercati finanziari (ben utilizzabili anche dai consulenti finanziari, visto che i temi trattati non sono orientati al trading di breve periodo).
Il 14 novembre è uscito qui a New York un fascicolo di Liberty Street Economics (legata alla Federal Reserve Bank di New York) dedicato al finanziamento delle vendite di auto in Stati Uniti.
L’incremento dell’indebitamento delle famiglie americane nel terzo trimestre del 2017 è stato pari a $ 116 miliardi, raggiungendo cosi $ 12.96 triliardi di saldo.
La crescita del debito a fronte dell’acquisto di auto è stata significativa ed ha ovviamente seguito l’andamento delle vendite del settore. Tra le concessioni di credito per acquisto di auto, quelle rientranti nella classificazione “sub-prime” hanno mostrato una crescita anch’essa importante.
Scomponendo i comportamenti dei finanziatori, lo studio ci informa che circa il 70% dei prestiti a fronte di acquisto di auto si origina presso i concessionari, con l’erogatore di credito legato al produttore di auto. Il resto è di origine più tradizionale dal canale bancario (con piccola fonte anche da canali alternativi).
Il peso dei prestiti sub-prime a finanziamento dell’acquisto di auto è stabile al 24% del totale di questa categoria di erogazioni dal 2011. La grande variazione nei sub-prime per auto sta nel fatto che la quota collocata dalle finanziarie legate ai produttori automobilistici è cresciuta enormemente dal 2011 ad oggi, mentre è chiaramente calato il contributo del settore bancario.
Effetto delle innovazioni regolatorie o preveggenza? Il tempo chiarirà. Guardando agli interessi coinvolti nel caso di un operatore e confrontati con quelli dell’altro, ex ante ci potremmo attendere una concorrenza delle due considerazioni.
Il tasso di crescita degli incagli nei prestiti auto sub-prime mostra una netta tendenza a crescere per il finanziatore automobilistico. Per l’operatore bancario, sullo stesso periodo, gli incagli hanno invece mostrato uno stabile miglioramento. Una curiosità mostrataci dall’analisi è data dal fatto che, a parità di rating del debitore, il tasso di incagli presso la distribuzione automobilistica è nettamente superiore a quello della distribuzione bancaria: e la divergenza è crescente.
La classe di debito dell’operatore famiglia merita attenzione in USA: la sua pericolosità non appare rilevante finche` lo sviluppo dell’economia continua positivamente con la crescita dell’occupazione che continuiamo a registrare. Meglio sarebbe se anche i salari crescessero (con conseguente salita del tasso di inflazione, di cui tratteremo prossimamente). La Banca Centrale USA aveva a suo tempo dichiarato, e mai poi smentito, l’intenzione di essere “behind the curve” (agire cioè in ritardo controllato rispetto alle indicazioni date dal tasso di inflazione): non dovrebbe quindi aggiungere difficoltà a questi debitori.
In conclusione: anche qui appare che stiamo osservando con anticipo un problema oggi non presente. Notiamo però che il settore che per primo ne potrà soffrire, non è più tanto il settore finanziario (almeno in forma diretta) quanto il settore automobilistico.
La conclusione è tanto più vera quanto più attendibile è oggi la passata dichiarazione della volontà della Fed. Le analisi sul tasso di inflazione attuale e atteso che a breve commenteremo, sembrano tranquillizzanti.