Avvicinandoci alla stagione delle pulizie fiscali per gli investitori nord americani, vale la pena fare il punto per valutare dove siamo arrivati con un mercato azionario che ha iniziato la sua fase di risalita dai minimi nel marzo 2009.
Oggi le condizioni macroeconomiche mostrano ancora la possibilità di una continuazione dello sviluppo moderato delle principali economie mondiali (continuazione in USA, conferme altrove). La moderazione nello sviluppo avvenuto dopo la pesante crisi è una caratteristica di questa ripresa, che si accompagna alla seconda, sempre più fermamente sotto indagine: l’assenza di inflazione anche per quelle economie che ormai mostrano chiaramente di avere raggiunto, o forse anche superato il loro tasso di piena occupazione. Si parla di curva di Phillips non più attendibile, di ragioni che spaziano dalla globalizzazione all’evoluzione tecnologica, a volte leggiamo anche degli effetti di una demografia che mostra una età media sempre più alta sicuramente per il mondo sviluppato, potenzialmente prossima anche per quelle parti del mondo in via di sviluppo che mostrano ormai buone similitudini con le fasi di sviluppo che avevamo affrontato nel nostro passato.
Le attese sembrano essere ancora quindi per la continuazione di un movimento dei mercati che potrebbe iniziare a sembrare monotono, noioso.
Le considerazioni di analisi fondamentale confermerebbero la conclusione, lasciandoci pensare ad un Thanksgiving e ad un Natale tutto sommato abbastanza tranquilli, durante i quali, viste le temperature che ancora prevalgono, la preoccupazione principale potrebbe essere data dalla quantità e dalla qualità della neve disponibile.
Dove sono le aree da tenere sott’occhio per non correre il rischio di vivere l’intorbidimento natalizio in anticipo rispetto alla data fissata, e forse pagarne le conseguenze?
Si sa che i mercati finanziari tendono ad anticipare gli eventi, ancora più se questi sono preannunciati e credibili. È noto che le banche centrali hanno presenziato sui mercati finanziari in modo volutamente attivo sotto più profili (le scelte di politica monetaria seguite sono state più volte definite non ortodosse), la volontà delle banche centrali di rientrare in un comportamento più normale è stata da tempo comunicata e, per quanto riguarda la Federal Reserve, l’aggiustamento è recentemente iniziato.
Le poche righe seguenti vogliono elencare e valutare i rischi oggi apparenti sui mercati. La variazione di comportamento delle banche centrali toglierebbe dal mercato uno dei più importanti investitori degli ultimi anni. Il conseguente maggiore tasso, che tutto lo spettro di scadenze della curva dei rendimenti dovrebbe mostrare, allontanerebbe il flusso di acquisti “forzati” per motivi di ALM di fonte assicurativa e fondi pensione, potenzialmente accentuando l’effetto di rialzo dei tassi. Il rialzo dei tassi provocherebbe una discesa nei prezzi delle obbligazioni di lunga durata nei portafogli assicurativi e dei fondi pensione. Volendo aggiungere un pizzico di pessimismo, tale comportamento dei mercati potrebbe impoverire la solidità dei conti di questi operatori al punto di portarli a seguire comportamenti di tipo “stop loss” (attivando vendite per limitare le perdite). Ultima considerazione che aiuta nella percezione del rischio oggi presente sui mercati finanziari è data dal report appena pubblicato da Bank of America, che segnala il livello storicamente basso della liquidità presente nei portafogli mondiali. La presenza di liquidità in eccesso ha sempre assicurato la minimizzazione della volatilità ed un facile rientro da momenti di tensione, il contrario quando la liquidità presente nei portafogli è scarsa.
Quanto sopra sembra suggerire prudenza nell’affrontare il fine anno, ma non preoccupazione riguardo agli sviluppi ambientali attesi ancora positivi.
La bassa volatilità dei mercati offre opzioni a prezzi contenuti. Chi volesse aumentare la stabilità dei propri portafogli in ottica di chiusura dei risultati, può oggi pensare al vantaggioso uso di derivati asimmetrici (senza rinunciare quindi alle posizioni lunghe sottostanti).
Una ultima considerazione, non da poco, si aggiunge alle soprastanti: la Federal Reserve ha chiaramente comunicato di volere rientrare verso una presenza normale sui mercati, pronta però a riprendere anche il quantitative easing in caso di necessità. Sempre la Federal Reserve indica un buon livello di fiducia nella possibilità di vedere il tasso di inflazione in ripresa verso il valore del 2% per l’economia USA, ammette che qualcosa nella definizione del tasso di inflazione potrebbe essere sfuggente. Di conseguenza non si lega le mani in promesse ferme e conserva pienamente la propria flessibilità operativa, promettendo piena e adeguata informazione ai mercati nel caso le sue aspettative dovessero essere aggiornate.
In conclusione, anche se ci avviciniamo al tradizionale periodo di minore soddisfazione per i mercati finanziari (novembre a Milano è sempre stata chiamata la “liquidazione dei morti”), per chi volesse essere assolutamente tranquillo la soluzione di mercato è disponibile a basso prezzo: opzioni put a protezione dei portafogli. Per chi volesse continuare a cavalcare senza protezione il positivo andamento dei mercati a cui ci siamo abituati: l’orizzonte non appare nero.