Il quadro di mercato rimane complesso, caratterizzato da buoni fondamentali economici per le economie sviluppate, tensioni sulle dinamiche dei commerci internazionali, tensioni sul fronte valutario in alcuni paesi emergenti con conseguente rischio “contagio” a tutto il comparto “emergente”, e tensioni sui mercati azionari, obbligazionari e valutari dell’area euro in conseguenza della politica economica e fiscale del governo italiano.
In questo scenario settembre è stato caratterizzato da elevata volatilità sul fronte azionario, con i principali indici che hanno realizzato una performance invariata con ribassi nella prima parte del mese ed un interessante recupero nella fase finale, correzione dei mercati obbligazionari dei paesi sviluppati e stabilizzazione di quelli emergenti, rafforzamento dell’euro e delle divise emergenti nei confronti di USD, CHF e JPY.
Abbiamo deciso di modificare il profilo di rischio del portafoglio, riducendo il “beta” verso i mercati azionari ed aggiungendo fonti di rischio specifiche sul fronte azionario, obbligazionario e valutario.
Abbiamo ridotto la componente azionaria dal 55 al 33% nella parte iniziale del mese, con una riduzione dal 25% al 7% del peso del mercato americano, dove abbiamo azzerato l’esposizione a Nasdaq e SP500 e mantenuto solo quella a singoli titoli. In Europa abbiamo mantenuto un approccio di tipo “relativo”, comprendo l’esposizione ai singoli titoli con i rispettivi futures settoriali per poi ridurre gradualmente le coperture nella fase finale del mese. La principale posizione del portafoglio, l’investimento sul mercato giapponese, è stata mantenuta invariata al 15% nel periodo. Riteniamo che, pur con volatilità che nelle prossime settimane dovremo gestire, il rialzo del mercato giapponese sia sostenuto dai fondamentali. Nella seconda parte del mese abbiamo aperto una posizione sul mercato azionario cinese che incrementeremo nelle prossime settimane anche approfittando di eventuali fasi di debolezza.
Nella componente obbligazionaria abbiamo progressivamente ridotto la posizione “corta” sul treasury USA a 10 anni: approfittando del rialzo dei tassi dal 3% al 3,10% nel periodo siamo passati da -25% a -15%. In contemporanea abbiamo aperto una posizione “corta” del 5% sui governativi tedeschi a 10 anni. Abbiamo aperto una posizione sui governativi dei paesi emergenti in valute “forti” (non in valuta locale) partendo dal presupposto che, a causa dei ribassi degli ultimi mesi, il debito sovrano in USD ed EUR di diversi paesi emergenti “investment grade” è arrivato a rendere più del debito degli emittenti “non investment grade” dei paesi sviluppati: riteniamo si tratti di una situazione di mercato difficilmente sostenibile nel medio periodo. Abbiamo mantenuto l’esposizione al debito subordinato bancario (4%) ed alle obbligazioni corporate investment grade a tasso variabile in USD (3%).
Con questa struttura dell’allocazione nel reddito fisso, e considerando la componente di obbligazioni governative a breve termine, la duration del portafoglio obbligazionario non “money market” si attesta a -4 anni e la duration complessiva del fondo a -1,1 anni.
Abbiamo riaperto le posizioni di copertura dell’esposizione valutaria, portando progressivamente la diversificazione rispetto all’euro dal 35% al 10%.
Iniziamo il mese di ottobre con un approccio più cauto ai mercati. Riduciamo le fonti di rischio in quanto non ci sentiamo di escludere un peggioramento dello scenario innescato dall’indebolimento degli indici americani come conseguenza dell’accelerazione nel movimento rialzista dei tassi di interesse a cui stiamo assistendo da diversi giorni. Con questo approccio riteniamo di disporre di ampi spazi per incrementare il profilo di rischio del portafoglio approfittando di opportunità di investimento che potrebbero presentarsi, nelle prossime settimane, sui fronti azionario, obbligazionario e valutario.