Il mese è stato caratterizzato dalla scomparsa dei fattori di preoccupazione sul ciclo economico che avevano caratterizzato settembre, e dal miglioramento degli indicatori di sentiment degli investitori. I principali indici azionari hanno beneficiato di un calo della volatilità, hanno recuperato le recenti perdite e si sono riportati sui massimi dell’anno e, in diversi casi, su nuovi massimi storici. Il movimento è stato sostenuto da un rinnovato ottimismo sul fronte degli utili aziendali e delle aspettative economiche e da significativi flussi in entrata nell’asset class “azioni”. È proseguita la serie di dati settimanali (ormai sono 52) con un saldo netto positivo nella raccolta di fondi e prodotti exchange traded specializzati in azioni, ed il 2021 è destinato a rivelarsi un anno record sul fronte della raccolta azionaria. I flussi e le aspettative sull’evoluzione del ciclo economico e delle dinamiche aziendali continuano a rivestire un ruolo determinante nelle dinamiche dei mercati finanziari, soprattutto con riferimento alle azioni.
Diversa la situazione per le obbligazioni, che nelle ultime settimane hanno evidenziato fattori di tensione sia sulla parte lunga della curva (peggioramento delle attese sull’evoluzione del ciclo?) sia su quella a breve (incertezza sulla politica monetaria delle banche centrali?), un peggioramento delle condizioni di liquidità del mercato, significativi restringimenti degli spread tra le diverse scadenze, in un evidente movimento di flattening, e significativi allargamenti degli spread tra mercati europei periferici e “core”. Il movimento intervenuto nelle obbligazioni ha una duplice matrice, economica e tecnica, con la seconda che si è autoalimentata all’aumentare della volatilità. E la volatilità ha raggiunto livelli record, con un andamento opposto rispetto all’andamento della volatilità delle azioni.
Azioni e obbligazioni sembrano dunque rappresentare due scenari diversi. Considerando che storicamente il mercato obbligazionario si è rivelato più attento alle dinamiche economiche rispetto a quello azionario, riteniamo che le tensioni registrate nei bond non vadano sottovalutate. Per questo motivo, pur avendo difeso la performance del portafoglio modello nel mese di settembre ed avendo registrato una performance positiva nel mese di ottobre, abbiamo deciso di non aumentare la rischiosità del portafoglio e manteniamo un approccio relativamente cauto all’investimento. Continuiamo a preferire l’investimento in azioni rispetto alle obbligazioni, ma abbiamo deciso di posizionarci sul mercato in modo difensivo, mantenendo in essere significative posizioni di copertura contro improvvisi movimenti degli indici azionari. In questa fase le coperture rappresentano un costo e stanno penalizzando la performance, ma riteniamo che siano destinate ad esprimere la propria valenza nel caso di aumenti della volatilità che, anche nel breve termine, non ci sentiamo di escludere.
L’attività di gestione del mese è stata caratterizzata dalla riduzione delle posizioni corte sulle obbligazioni (-11%) attraverso acquisti di titoli governativi a 10 e 30 anni, con l’aumento della duration del portafoglio modello da -2.5 anni a -1 anno, dall’aumento dell’esposizione alle azioni (+33%), con acquisti sul mercato americano (+11%), giapponese (+10%), europeo (+9%) e nell’area emergente (+3%), dall’aumento del peso delle materie prime (+3%) con acquisti di oro (+5%) e vendite di metalli industriali (-2%), e dalla riduzione della diversificazione valutaria rispetto all’euro mediante la vendita di dollari (-26%).
Nelle azioni abbiamo aumentato la componente lunga (+18%) e ridotto quella corta (-15%), mantenendo sostanzialmente invariata l’esposizione lorda. Abbiamo aumentato il peso di information technology (+4%), industriali e finanziari (+1% ognuno) e ridotto consumer discretionary e materiali (-2% ognuno) e comunicazioni ed energetici (-4% ognuno).