In dicembre sono proseguiti i due trend principali che hanno caratterizzato tutto l’anno: forza delle azioni e debolezza delle obbligazioni. Ma il movimento ha visto un aumento di volatilità indotto soprattutto da fattori tecnici, quali il “deleveraging” di molti portafogli, le scadenze tecniche di metà mese e la chiusura di posizioni in vista della fine dell’anno.
Terminata la fase di risk-off indotta da Omicron, in linea con quanto accaduto per le altri varianti, le azioni hanno continuato ad apprezzarsi grazie all’assenza di ulteriori fattori di rischio: l’ MSCI World ha chiuso l’anno a +19%. Gli indici americani hanno continuato a sovraperformare il resto del mondo, ed i mercati emergenti hanno continuato a sottoperformare.
I mercati obbligazionari globali hanno realizzato la peggior performance dal 1999, penalizzati prevalentemente dalla ripresa dell’inflazione a livello globale. Il Barclays Global Aggregate Bond Index ha subito una perdita annuale nell’ordine del 5%. Solo sei volte, negli ultimi 30 anni, le obbligazioni hanno registrato un risultato negativo.
Le materie prime hanno realizzato ritorni importanti ma con elevata dispersione: -6% i metalli preziosi, +30% quelle industriali e +64% le energetiche.
Il 2022 si apre su un quadro simile a quello che ha caratterizzato il 2021: economie e risultati aziendali solidi, banche centrali con atteggiamento sempre più restrittivo e permanenza dei rischi legati alla pandemia, in calo sul fronte sanitario ma non su quello economico degli effetti dei lockdown, siano essi imposti dalle autorità o conseguenza della diffusione dei contagi. Stanno però cambiando le dinamiche all’interno dei mercati: l’ultima fase del rialzo di dicembre, e i primi giorni di gennaio, hanno visto la sovraperformance dei temi difensivi, in particolare consumer staples, dei finanziari sensibili all’aumento dei tassi di interesse (banche e assicurazioni) e di parte del settore industriale, a fronte di una sottoperformance di tecnologici e titoli legati ai consumi discrezionali. Investitori e analisti mantengono un approccio ottimista ma le potenzialità degli indici azionari, alla luce delle stime attuali, portano a stimare ritorni a singola cifra per le azioni, il perdurare della debolezza delle obbligazioni e dell’oro, e la stabilità delle matrie prime industriali.
L’attività di gestone del mese è stata caratterizzata prevalentemente da un aumento del profilo di rischio del portafoglio azionario.
Abbiamo aumentato l’esposizione alle obbligazioni (da +2% a +7%) attraverso acquisti di governativi americani sulla parte breve della curva, portando la duration del portafoglio obbligazionario da 0,4 a 0,8 anni e quella complessiva del fondo da 0,1 a 0,2 anni. Nelle azioni (passate da 36% a 56%), abbiamo aumentato l’esposizione all’Europa (+10%), agli USA (+7%) ed ai mercati emergenti (+5%) a fronte di una riduzione della componente globale (-2%). Abbiamo aumentato l’esposizione al settore delle comunicazioni (+4%), a consumi discrezionali ed healthcare (+3% ognuno), a consumer staples (+2%) e real estate (+1%), a fronte di vendite nelle utilities (-1%), nella tecnologia (-2%) e nei finanziari (-8%). Nelle materie prime (-10%) abbiamo venduto oro (-9%) e materie prime energetiche (-1%). Nelle divise abbiamo aumentato l’esposizione a euro (+5%), dollari e sterline (+3% ognuno) a fronte di vendite di yen (-1%) e franchi svizzeri (-10%).