Siamo soddisfatti del risultato del 2020, perché è stato realizzato in un contesto economico e di mercati particolarmente complesso e perché, in un anno caratterizzato da elevate oscillazioni dei prezzi di tutte le asset class, il fondo ha mantenuto una volatilità annualizzata inferiore al 10%, limitando le perdite al 9,1% nel momento di maggiore tensione per i mercati, tra febbraio e marzo, ed apprezzandosi di oltre il 19% dai minimi di marzo alla fine dell’anno.
Il 2020 è stato un anno straordinario per tutti noi, per l’economia e per i mercati finanziari.
La pandemia ha innescato una correzione senza precedenti negli indici azionari a cui ha fatto seguito una altrettanto straordinaria ripresa guidata dalla risposta congiunta di governi e autorità monetarie. Gli acquisti di titoli di stato ed il sostegno alle obbligazioni corporate da parte delle banche centrali hanno portato i tassi di interesse a livelli estremamente bassi, creando le condizioni per consistenti flussi di capitali verso le materie prime (prima quelle preziose, poi le industriali) ed i mercati azionari. In particolare sono state acquistate le azioni delle aziende destinate a generare crescenti flussi di cassa “grazie” alle conseguenze della pandemia, nell’ambito della tecnologia e delle nuove modalità di lavorare, spendere denaro e trascorrere il tempo libero. Nella seconda parte dell’anno le aspettative per una ripresa economica, che prima o poi arriverà, hanno beneficiato le aree di mercato più sensibili al ciclo sia in ambito azionario sia nelle obbligazioni corporate di minore qualità. E a partire da novembre, grazie alle notizie positive sullo sviluppo dei vaccini, è iniziata una forte rotazione verso i temi “value”, in particolare finanziari ed energetici, nonché verso le società a minore capitalizzazione e le azioni ed obbligazioni dei mercati emergenti.
Alla luce di questi movimenti l’anno si è chiuso con risultati molto diversi, in ambito azionario, tra le diverse aree geografiche (+30% il mercato cinese, -14% quello inglese), tra i diversi settori (+44% information technology, -31% oil & gas) e tra i diversi stili di investimento (+34% growth, -1% value). Performance disomogenee anche tra le materie prime, dal +55% del minerale di ferro al 24% dell’oro al -22% del petrolio. Le obbligazioni, invece, hanno beneficiato delle politiche monetarie espansive senza precedenti realizzando performance comprese tra il +12% dei titoli governativi americani legati all’inflazione ed il 5% delle obbligazioni emergenti in valuta locale. A fine dicembre l’indice Bloomberg Barclays global bond, che sintetizza i titoli governativi e corporate investment grade, presenta un rendimento dello 0,85% (a fronte di un rendimento medio del 2,8% nell’ultimo decennio) e l’80% delle obbligazioni investment grade nel mondo rende meno dell’1%.
Con questi rendimenti, e tenuto conto dell’aumento dello stock mondiale di debito e del peggioramento della qualità dei bilanci di stati sovrani ed aziende, la nostra attività di analisi si concentra soprattutto sulle azioni, in particolare nella componente più ciclica, nelle minori capitalizzazioni e nei mercati emergenti, sulle materie prime e sulle divise.
In dicembre abbiamo marginalmente aumentato l’esposizione azionaria dal 59% al 62%, riducendo sia la componente lunga (-25%) sia quella corta (-28%) del portafoglio, aumentando il peso di farmaceutici (+4%) consumer staples e materiali (1% ognuno), riducendo industriali (-8%), comunicazioni ed energetici (-5% ognuno), finanziari (-3%) consumi discrezionali (-1%) e le posizioni corte sugli indici globali (in particolare Stoxx 600 e S&P500).
Nelle obbligazioni abbiamo implementato una nuova posizione su titoli governativi inflation linked di cui abbiamo coperto la componente duration, puntando sostanzialmente ad un aumento delle aspettative di inflazione nei mesi a venire. Abbiamo ridotto l’esposizione netta ai titoli governativi investment grade (-5%) a fronte di un aumento del peso di obbligazioni emergenti (+2%) e obbligazioni corporate di qualità elevata con scadenze inferiori ai due anni (+4%). Nel complesso la duration del portafoglio modello è scesa da 0,8 a 0,3 anni.
Abbiamo ridotto la diversificazione valutaria rispetto all’euro attraverso la vendita di sterline (-5%) e yen (-10%).