La People Bank of China ha colto di sorpresa i mercati introducendo una serie di misure di stimolo per sostenere la crescita economica e porre fine alla debolezza del mercato azionario, arrivando addirittura a permettere alle società di brokeraggio di finanziarsi presso la banca centrale per acquistare azioni. I provvedimenti sono stati adottati nell’ambito di un ampio pacchetto di misure politiche volte a rilanciare l’economia, il mercato immobiliare ed i consumi, attraverso il taglio dei tassi a breve e la riduzione del costo dei mutui ipotecari. È significativo che la riunione del Politburo sia stata in settembre invece che a dicembre: i leader cinesi hanno segnalato chiaramente la loro intenzione di mantenere la crescita economica al 5%, una soglia che ha implicazioni e giustificazioni importanti anche per l’ordine sociale ed il futuro del paese. E per farlo sono disposti ad adottare misure urgenti e straordinarie. L’impatto sugli indici azionari cinesi è stato straordinario, anche a causa delle ricoperture di posizioni corte, che sono aumentate significativamente dall’ inizio del 2024.
L’atteggiamento espansivo delle banche centrali riduce il rischio di recessione e permette alle autorità dei Paesi emergenti di avviare politiche monetarie espansive, creando un catalyst per il rialzo di azioni e obbligazioni “emergenti”, che dal 2021 hanno ampiamente sottoperformato quelle dei Paesi sviluppati. Tra l’altro il possibile beneficio all’economia cinese dalle misure annunciate a settembre è destinato ad impattare positivamente le materie prime e la loro catena del valore, soprattutto nei mercati emergenti.
Nelle ultime settimane è tornato l’interesse per le materie prime, che in aggregato, a settembre, hanno sovraperformato rispetto agli indici globali di azioni e obbligazioni. I prodotti agricoli ed i metalli preziosi, e sulla scia del movimento cinese anche quelli industriali, hanno sovraperformato rispetto alla componente energetica, che comunque sta beneficiando dell’aumento della tensione in medio oriente.
L’esposizione azionaria, invariata nel periodo, è stata tatticamente ridotta al 16% nella parte iniziale del mese e poi progressivamente incrementata. Abbiamo ridotto il peso delle azioni europee (-22%), azzerato l’Australia (-4%) ed aperto una posizione corta sul MSCI World (-15%) a fronte di acquisti di azioni statunitensi (+10%), canadesi (+4%) e di una nuova posizione su MSCI Emerging Markets (+23%). A livello settoriale abbiamo aumentato l’esposizione a consumer discretionary (+2,5%) e comunicazioni (+1%) riducendo consumer staples e information technology (-1% ognuno), industriali e finanziari (-2% ognuno) ed azzerando l’esposizione al settore farmaceutico (-3%) chiudendo le posizioni nelle società esposte al tema dell’obesità, che trattano a valutazioni simili a quelle dei titoli legati all’intelligenza artificiale.
Nelle obbligazioni abbiamo aumentato l’esposizione ai governativi Investment Grade (+6%) aumentando la duration del portafoglio obbligazionario da 1 a 3,3 anni. Nelle divise abbiamo aumentato il peso delle sterline (+18%) riducendo euro (6%) e dollari USA (-12%).