Il mese è stato caratterizzato dalla debolezza di azioni e obbligazioni, dalla stabilità/forza del dollaro nei principali cross e dalla forza dell’oro, con la prosecuzione delle dinamiche dei mesi precedenti, legate all’evoluzione del ciclo economico, dell’inflazione e delle politiche monetarie, a cui si sono aggiunti la reportistica aziendale sul terzo trimestre e l’improvviso peggioramento dello scenario geopolitico.
Fattori macro e microeconomici e tensioni geopolitiche hanno contribuito ad un aumento di volatilità in tutte le asset class. Nelle azioni la dispersione all’interno degli indici azionari è stata elevata, sia con riferimento ai singoli titoli sia tra settori, e le tensioni si sono estese anche alle aree più difensive del mercato. Sulle obbligazioni ha pesato l’aumento della convinzione che i rendimenti sono destinati a mantenersi su livelli elevati più a lungo di quanto scontato dai mercati fino all’inizio dell’estate, con dati economici americani che rappresentano un’economia forte ed una tenuta della spesa per i consumi, nonostante il livello elevato dei tassi di interesse.
La correzione di azioni e obbligazioni, con il marcato aumento dei tassi di interesse e la riduzione del flusso di credito all’economia, contribuisce al peggioramento delle condizioni finanziarie, per aziende e consumatori, negli Stati Uniti e in Europa. Aziende e consumatori chiedono meno finanziamenti, e le banche sono sempre più riluttanti ad erogarli. È un peggioramento che ha attirato l’attenzione di investitori e banche centrali nelle ultime settimane. Alcune analisi lo hanno quantificato, per gli USA, come equivalente ad un ulteriore rialzo dei tassi dello 0,75%. In Europa l’impatto è amplificato dalla debolezza dell’euro nei confronti del dollaro, con diversi indicatori che segnalano un continuo peggioramento del quadro economico. Secondo la BCE la domanda di credito da parte delle grandi aziende europee si è ridotta ai livelli raggiunti durante la crisi finanziaria del 2008/2009.
Al peggioramento delle condizioni finanziarie ha fatto più volte riferimento la banca centrale americana al termine della seduta del 1 novembre, in cui, per la seconda volta consecutiva, non è intervenuta sui tassi di riferimento. Il messaggio è stato: la politica monetaria potrebbe aver compiuto la propria missione in questo ciclo, lasciando alle condizioni finanziarie dell’economia il compito di rallentare l’attività economica, ridurre le tensioni nel mercato del lavoro e, di conseguenza, l’inflazione. Questo messaggio ha innescato un indebolimento del dollaro ed un rialzo diffuso per azioni ed obbligazioni in tutti i mercati, sviluppati ed emergenti, che in poche sedute hanno recuperato buona parte delle perdite di ottobre, e la cui conferma potrebbe avere sviluppi interessanti nelle prossime settimane.
Nel mese abbiamo ridotto l’esposizione alle obbligazioni (-19%), con vendite nei titoli governativi (-20%) ed un marginale incremento delle posizioni nei titoli corporate, e con una riduzione della duration del portafoglio obbligazionario da +0,6 a -0,8 anni. Abbiamo incrementato l’esposizione alle azioni (+4%) con acquisti in Nord America (+2%) ed Australia (+3%), azzerato l’esposizione al Giappone e ridotto marginalmente il peso dell’Europa (-1%). A livello settoriale abbiamo marginalmente aumentato l’esposizione a consumer staples (+1%) riducendo industriali e consumer discretionary (-1% ognuno). Nelle divise abbiamo ridotto il peso di dollaro USA (-11%) ed euro (-4%) a fronte dell’aumento dell’esposizione a sterline e franchi svizzeri (+8% ognuna) e yen (+3%)