Il mese ha visto la prosecuzione delle dinamiche che hanno caratterizzato il mese di maggio, con la debolezza delle obbligazioni e la positività degli indici azionari, dove è proseguita, anche se con minore evidenza, la polarizzazione delle performance intorno alle grandi capitalizzazioni della tecnologia.
Il movimento rialzista dei rendimenti obbligazionari continua ad essere guidato dai temi che abbiamo evidenziato il mese scorso: il dibattito sull’inflazione, sulla possibile prosecuzione di politiche monetarie restrittive in funzione dell’evoluzione dei prezzi, segnali macroeconomici che, pur mettendo in discussione lo scenario di rallentamento economico prezzato dalle curve fino ad aprile, evidenziano una crescente incertezza sul futuro delle economie, e fattori tecnici legati alla ripresa delle emissioni di debito americano.
Le banche centrali continuano a ridurre la liquidità attraverso l’aumento dei tassi, gli standard creditizi continuano ad essere ristretti, determinando una riduzione dell’erogazione di credito, e nel prossimo semestre le emissioni obbligazionarie, in aumento soprattutto nei governativi americani, sono destinate a drenare dosi significative di liquidità dai mercati. Con queste premesse la liquidità potrebbe rappresentare un fattore significativo per l’evoluzione dei mercati finanziari nel secondo semestre dell’anno.
Le grandi capitalizzazioni del settore tecnologico, unitamente all’”intelligenza artificiale”, continuano ad essere il tema di investimento predominante nei mercati azionari. Diversamente dal 2022, quando il settore ha risentito in maniera significativa dell’incremento dei tassi di interesse e della contemporanea riduzione della liquidità nei mercati, a partire dal mese di aprile è venuto meno il legame tra tecnologia, rendimenti obbligazionari e liquidità. In questo contesto gli indici americani e quello giapponese, in virtu’ della loro composizione, continuano a sovraperformare rispetto ad Europa e mercati emergenti.
In generale il movimento in atto è caratterizzato da un aumento dei flussi in entrata nell’asset class azioni e dalla stabilità / revisione al ribasso delle stime di utile, che implica un progressivo aumento delle valutazioni, tornate ai livelli dell’estate del 2022. Esperienza insegna che determinati temi possono guidare le dinamiche di mercato, indipendentemente dalle valutazioni, anche per periodi molto lunghi. E lo stiamo vedendo con la tecnologia. Tuttavia in questo scenario sta aumentando il valore relativo dei settori ciclici quali industriali e materiali, dai chimici alle materie prime, che negli ultimi mesi sono stati penalizzati dalle prospettive di rallentamento economico. Non escludiamo che possa iniziare una fase di rotazione settoriale, guidata da performance relative e differenziali valutativi, e stiamo progressivamente incrementando il peso delle componente ciclica del portafoglio.
In giugno abbiamo mantenuto stabile l’esposizione alle obbligazioni, che rappresentano il 26% del portafoglio con una duration di 1,8 anni. Il portafoglio obbligazionario è investito per il 50% in titoli governativi americani in dollari, con scadenza massima nel 2024 e rendimenti superiori al 5%; per il 25% in obbligazioni governative emergenti, in euro e in valuta locale, e per il 25% in obbligazioni corporate investment grade o high yield di emittenti europei.
Abbiamo aumentato l’esposizione alle azioni (+25%), con acquisti in particolare in Europa (+14%) e negli USA (+9.5%), riducendo marginalmente il peso del Giappone (-2%). A livello settoriale abbiamo aumentato il peso di materiali e industriali (+3% ognuno), finanziari, healthcare e consumer discretionary (+2% ognuno) e ridotto energetici (-3%) e tecnologici (-5%). Invariata l’esposizione alle materie prime, rappresentata dall’oro. Nelle valute abbiamo marginalmente aumentato la diversificazione rispetto all’euro (-3%) con acquisti di dollari USA, franchi svizzeri e corone svedesi (1% ognuna).