Nelle azioni l’anno è iniziato all’insegna dell’aumento della volatilità e di una significativa rotazione settoriale, caratterizzata dal rialzo dei temi “value”, in particolare i titoli finanziari ed energetici, e dalla debolezza della componente “growth”, in particolare nel settore tecnologico, in quello industriale e nei consumi discrezionali. In generale gli indici azionari hanno realizzato performance negative, penalizzati a livello globale dall’aumento dei tassi di interesse, dalle evidenze di inflazione, dal rallentamento della crescita degli utili aziendali e dalle tensioni geopolitiche. I mercati obbligazionari stanno prezzando gli effetti di atteggiamenti più restrittivi delle banche centrali (in particolare la FED americana), con aumenti dei rendimenti sia nella parte breve delle curve (i rendimenti americani a due anni sono tornati al disopra dell’1,25%, livello mai toccato nell’”epoca del Covid”) sia in quella lunga (i rendimenti decennali tedeschi sono tornati in territorio positivo per la prima volta dal 2019). E le materie prime, unica asset class in rialzo nel nostro universo investibile, hanno continuato a prezzare uno scenario di ripresa ed inflazione, in particolare con il rialzo del petrolio e dei metalli industriali a fronte della stabilità dell’oro.
In questo scenario la componente azionaria del portafoglio modello ha realizzato un risultato negativo, in particolare nel portafoglio azionario di stock picking, che nell’ultimo trimestre del 2021 è stato ridotto nel range 40-45% degli attivi. Le perdite sono state concentrate soprattutto nel comparto industriale, nei consumi discrezionali, nei farmaceutici, nell’information technology e nella componente del settore finanziario più legata al mondo degli investimenti, all’andamento dei mercati finanziari e dei tassi di interesse: si tratta della parte di portafoglio che più ha contribuito al risultato positivo del 2021. Il movimento è stato piu rapido della nostra velocità di reazione, ed il risultato è stato particolarmente penalizzante nonostante l’eliminazione di diverse posizioni. Il risultato positivo della componente obbligazionaria e delle materie prime ha solo marginalmente compensato il contributo negativo derivante dalle azioni.
Il 2022 è iniziato all’insegna di un cambiamento delle dinamiche che hanno guidato i mercati negli ultimi anni. Non pensiamo che si tratti esclusivamente di una questione di inflazione, tassi di interesse e banche centrali che smettono di essere “straordinariamente accomodanti”. Il Covid continua ad avere un ruolo importante: potremmo essere vicini al momento del suo passaggio da malattia “pandemica” a malattia “endemica”, sia nel modo in cui viene affrontata a livello governativo, sia nei comportamenti di tutti i giorni delle persone e degli investitori. I temi “perdenti” nel Covid (compagnie aeree, settore del turismo) stanno sovraperformando quelli “vincenti” (software, internet retail e temi legati all’economia “a casa”), in maniera simile a quanto avvenuto quando si è iniziato a parlare dei vaccini a novembre 2020. L’auspicabile fine dell’”economia del Covid” pone le basi per nuove opportunità di investimento in tutte le asset class nei mesi a venire.
L’attività di gestone si è concentrata prevalentemente sul portafoglio azionario. L’esposizione azionaria netta si è mossa tra l’11% ed il 66%, con un aumento a fine mese sia della componente lunga (+33%) sia di quella corta (da 0 a -34%), e con un aumento del 67% dell’esposizione lorda nel periodo. È stata aumentata l’esposizione al settore energetico (+8%), a quello finanziario (+6.5%), ai materiali (+5%) ed ai consumer staples (+4%), riducendo information technology (-7 %), consumi discrezionali (-5%), farmaceutici (-2.5%) e industriali (-1.5%).
Nelle obbligazioni abbiamo marginalmente ridotto la duration: da 0,77 a 0,56 anni il portafoglio obbligazionario, e di conseguenza da 0,18 a 0,14 anni quella complessiva del portafoglio modello. Nelle materie prime abbiamo ridotto il peso dell’oro (-2%) a fronte di un aumento del 4% dei metalli industriali. Nelle divise abbiamo ridotto l’esposizione a sterline (-3%) e franchi svizzeri (-2%) incrementando yen (+6.5%), dollari (+3%) ed euro (+2%).