Il mese è stato caratterizzato da un moderato rialzo dei principali indici azionari ed obbligazionari nell’ambito di un contesto di mercato caratterizzato da rendimenti obbligazionari a livelli straordinariamente bassi, valutazioni delle azioni che scontano un rallentamento nel breve ed una ripresa nel medio periodo, e banche centrali impegnate nel sostegno della crescita economica e dell’inflazione con politiche monetarie espansive. A fronte di indicatori economici che hanno continuato ad essere penalizzati da diversi fattori di incertezza, in particolare quelli legati alle tensioni sui commerci internazionali, l’effetto combinato della “tregua di Osaka” tra americani e cinesi, delle attitudini espansive delle principali banche centrali e di risultati aziendali per il primo semestre tendenzialmente in linea con aspettative che negli ultimi mesi sono state riviste al ribasso, ha contribuito alla riduzione della volatilità e ad un generalizzato aumento della propensione al rischio.
Il totale delle obbligazioni con rendimenti negativi ha continuato ad aumentare, passando dai 12,9 trilioni di dollari di fine giugno ai 14,1 di fine luglio. Un livello senza precedenti che, tra l’altro, aiuta a comprendere il movimento rialzista dei metalli preziosi, asset class utilizzata per “custodire” ricchezza pur non producendo alcun reddito: in questa fase un reddito pari a zero è comunque superiore ad un rendimento negativo.
Il portafoglio azionario continua a privilegiare temi difensivi e la sostenibilità dei dividendi, evitando aree del mercato particolarmente esposte al ciclo economico e al tema dei commerci internazionali. Abbiamo incrementato l’esposizione netta alle azioni, mantenendola prevalentemente nel range 45%-55%. Abbiamo modificato l’allocazione settoriale aumentando il peso dei consumi di base (+11%), consumi discrezionali, finanziari ed industriali e riducendo quello di materiali e farmaceutici. La componente di stock picking, al 48%, è concentrata su azioni europee ed americane.
Abbiamo incrementato la posizione sull’oro aperta nel mese di giugno.
Nelle obbligazioni abbiamo ridotto il peso dei titoli governativi decennali statunitensi e tedeschi, eliminato la posizione lunga sul debito italiano e dimezzato l’allocazione al mercato monetario. Invariata l’esposizione alle obbligazioni corporate Investment Grade, alle obbligazioni emergenti ed alle obbligazioni governative cinesi in renminbi (quest’ultima è stata chiusa nei primi giorni di agosto). Con questa struttura la duration del portafoglio obbligazionario è passata da 6 a 5,3 anni. La duration complessiva del fondo, che considera anche le posizioni nel mercato monetario, è rimasta a 4,1 anni.
Abbiamo aumentato la diversificazione valutaria rispetto all’euro, portando il dollaro dal 12% al 40% ed il franco svizzero dal 4 al 7% e riducendo la sterlina dal 7% al 3%. Stabile al 10% l’esposizione allo yen.
Il mese di agosto inizia con una correzione degli indici azionari, innescata da un nuovo intervento “aggressivo” di Trump che ha annunciato l’introduzione, a partire dal 1° settembre, di dazi del 10% sui 300 miliardi di importazioni cinesi ad oggi esenti da tariffe: di fatto è stata rotta la “tregua” raggiunta al G20 di giugno.
Lo scenario in cui investiamo continua dunque ad essere caratterizzato da una buona dose di “tensione”, da un progressivo peggioramento degli indicatori economici, dall’intensificarsi dell’attività espansiva delle banche centrali e da consistenti movimenti sui mercati azionari, obbligazionari e valutari.
Manteniamo una strategia di investimento che, pur caratterizzata da un approccio difensivo, lavorerà sull’esposizione settoriale, geografica, lorda e netta alle azioni, sulla duration del portafoglio obbligazionario e sull’esposizione alle valute ed ai metalli preziosi.